Sabato 30 luglio ci muoveremo tutte e tutti insieme per andare a San Didero, piccolo paese della Valsusa in cui si trova una recinzione di centinaia di metri fatta di jersey di cemento armato, ferro e filo spinato, il così detto “fortino”. Questa ennesima cattedrale nel deserto, già costata fino ad ora all’Italia 5 milioni di euro, secondo Telt (la società preposta alla costruzione del Tav, Tunnel Euralpin Lyon Turin), sarebbe dovuta servire a proteggere la realizzazione del fantomatico nuovo autoporto di San Didero, opera accessoria alla linea alta velocità Torino-Lione.
Da oltre trent’anni il Movimento No Tav si batte contro il Tav Torino – Lione, un’opera costosa, devastante ed ecocida che va contro ogni logica ambientalista e che sottrae ingenti fondi a tutto il territorio nazionale.
Per anni abbiamo parlato molto del cantiere di Chiomonte, l’abbiamo definito il “Mostro”. Chi, dal 2016 e fino allo scorso anno, si è recato a Venaus per il Festival Alta Felicità, ha avuto modo di vedere questa distesa devastante di ferro e cemento con i propri occhi.
Si, perché il cantiere della Maddalena, è effettivamente il “Mostro” che da troppo tempo si ciba con le sue grandi fauci fameliche di tutto ciò che lo circonda, devastando una montagna e lasciando dietro di sé solo di una larga porzione del nostro territorio brutalmente saccheggiato. Ed è per questo che il popolo No Tav ha sempre dimostrato la sua contrarietà alla prosecuzione dei lavori in Val Clarea e continuerà a farlo fino a quando non sarà saltato anche l’ultimo bullone di quel cantiere mortifero.
Ma il Tav Torino – Lione non si accontenta di tentare di sventrare una montagna, richiede anche diverse opere accessorie, altrettanto impattanti per l’ambiente e costose per le persone.
Come la costruzione dell’autoporto di San Didero che, nello specifico, non è nient’altro che un parcheggio per autoveicoli ed autotreni che, normalmente, si trova in prossimità di una località di frontiera, per agevolare le operazioni di controllo della dogana, senza intralciare il traffico stradale.
Ma attenzione, in Valsusa ne esiste già uno, più che funzionante, situato proprio a Susa!
Ebbene, Telt ha deciso di proporre lo smantellamento dell’attuale autoporto per costruirne uno nuovo, esattamente a 15,2 km a sud di Susa, in bassa valle, e a circa 56 km dalla frontiera. Il tutto per installare a Susa il deposito dello smarino, cioè dei materiali di risulta derivati dagli scavi del tunnel di Chiomonte, contenenti amianto.
Ma torniamo a San Didero, piccolo comune storicamente No Tav situato nella bassa Valsusa, circondato da maestose montagne che creano una cornice meravigliosa. Il territorio di questo paese, situato nella piana, si vede già attraversato dall’autostrada, due statali e dalla linea ferroviaria.
Si tratta di terreni già fortemente inquinati da un lato, per via delle emissioni di pcb e diossine (polveri altamente tossiche e cancerogene che si sono depositate indisturbate su quest’area) dell’acciaieria che si trova poco distante che ha avuto attività per oltre 40 anni, e dall’altro, a causa del seppellimento illegale di rifiuti tossici da parte dei soliti ignoti, negli anni passati.
Ma cosa succede oggi a San Didero?
Poco prima del Natale 2020, il Movimento No Tav, venuto a conoscenza della volontà da parte di Telt di insediare sul territorio del paese il cantiere per il nuovo autoporto, si è subito mobilitato creando un presidio sui terreni interessati.
A fronte della mobilitazione del popolo No Tav la reazione della controparte non ha tardato: nella notte tra il 12 e il 13 aprile 2021, decine e decine di camionette cariche di centinaia forze dell’ordine hanno occupato i terreni di San Didero e sgomberato il presidio. Nei mesi seguenti le ditte al soldo di Telt hanno portato avanti la devastazione di uno dei pochi luoghi dove insisteva ancora un bosco di una certa entità nella pianura della valle e che a tutti gli effetti era l’unico polmone verde della zona.
Oggi a San Didero, al contrario di quello che si pensa, non esiste alcun cantiere, ma solo una recinzione che racchiude ettari di terreno, sui quali sono stati abbattuti centinaia di alberi. Il Movimento No Tav, fatto di persone instancabili, continua con determinazione a sorvegliare questi luoghi, grazie alla costruzione di un nuovo presidio sorto nei giorni seguenti allo sgombero, proprio di fronte a quello che può essere definito un vero e proprio fortino.
E all’interno del “fortino”, direte voi, stanno costruendo l’autoporto?
No, al suo interno non vi è alcun cantiere. Solo decine di forze dell’ordine che gozzovigliano tutto il giorno facendo la guardia al nulla.
Inoltre, è di solo un mese e mezzo fa la notizia che le gare d’appalto per la costruzione sono state ritirate per via dei rincari delle materie prime a fronte della nuova economia prodotta dalla guerra in Ucraina.
E dunque, a cosa ci serve tutto ciò? Proprio a niente!
Ecco perché il 30 luglio anziché andare in Val Clarea verso il cantiere di Chiomonte, com’era ormai consuetudine, il Festival andrà a San Didero. Perché bisogna far capire che quel finto cantiere non solo è inesistente, ma è anche un’inutile e costante spreco di risorse pubbliche, visto che quelle forze dell’ordine presidiano qualcosa che non esiste.
Il Festival va a San Didero!
Orgogliosi di essere No Tav!